Energie ad est

La Cina vuole prendersi il vento

E non solo quello. Il colosso asiatico è all’avanguardia nel campo dell’eolico e di altre fonti rinnovabili

Sul tema degli investimenti in energia rinnovabile, la Cina sembra non avere eguali. Le cifre pubblicate dal Global Energy Council a fine febbraio mostrano come il governo cinese abbia installato un numero di parchi eolici, sia onshore che offshore, superiore a qualsiasi altro Paese. 

La Cina si sta avvicinando alla fine del suo 13° Piano Quinquennale per l’Innovazione Tecnologica nel settore energetico. Il piano identifica chiaramente l’energia eolica tra i settori strategici di maggiore interesse, identificando le turbine eoliche con una capacità di produzione tra 8 e 10 MW come una tecnologia chiave.

All’inizio del 2018 il governo cinese aveva conquistato la prima posizione, con circa 187 GW, superando gli 89 GW degli Stati Uniti e i 56 GW della Germania. Entro la fine del 2020, il Paese punta a raggiungere una capacità di energia eolica collegata alla rete pari a 210 GW.

Il governo cinese ha installato più parchi eolici di qualsiasi altro Paese.

Il vento non è comunque l’unica fonte di energia rinnovabile su cui la Cina detiene un primato. Di recente, un report della Global Commission on the Geopolitics of Energy Transformation ha indicato la Cina come la miglior candidata a diventare “la superpotenza mondiale delle energie rinnovabili”. Il paese è oggi leader mondiale nella produzione, esportazione e installazione di pannelli solari, turbine eoliche, batterie e automobili elettriche.

L’obiettivo è affrancarsi nei prossimi decenni, dai combustibili fossili da cui è ancora fortemente dipendente (carbone: 60,4% e petrolio greggio 18,8% nel 2017). La Cina prevede di raggiungere il 26% di energia rinnovabile entro il 2030 e l’86% di elettricità rinnovabile entro il 2050.

Ci sono diverse ragioni che spingerebbero la Cina a concentrarsi sulle rinnovabili e, in particolar modo, sul vento. La prima sarebbe di carattere (geo)politico: gli investimenti in rinnovabili aiutano a ridurre la dipendenza energetica da Paesi terzi. La seconda è di carattere ambientale e sanitario.

Sette delle città più inquinate al mondo si trovano in Cina e l’inquinamento atmosferico provoca ogni anno milioni di morti (1,6 milioni nel 2012, circa il17% dell’indice di mortalità in tutto il Paese).

L’obiettivo è affrancarsi, entro il 2050, dai combustibili fossili da cui è ancora fortemente dipendente.

Non tutti gli sforzi e le iniziative messe in campo stanno dando i loro frutti. Se da un lato l’ultimo decennio ha visto forti investimenti in tutto il settore delle rinnovabili, le stime indicano che i parchi eolici cinesi producono meno elettricità di quanta potrebbero produrne.

La connessione degli impianti alla rete, i modelli di turbine non ottimali e l’ubicazione dei parchi eolici hanno ridotto l’uso effettivo dell’energia eolica.

 

Bisogna inoltre considerare le dimensioni del paese e il fatto che, se gran parte del potenziale di produzione eolica si trova a nord-ovest, la maggior parte della popolazione si concentra invece nelle aree del sud-est.

Per questo motivo il governo cinese è attualmente al lavoro per costruire la Changji-Guquan, la più grande linea di trasmissione al mondo che, con una tensione di 1100 V, sarà in grado di trasmettere 12.000 MW di elettricità, sufficienti per 26,5 milioni di persone su tutto il territorio cinese.

Mentre questa e altre linee simili saranno utilizzate per trasportare energia rinnovabile, la maggior parte dell’elettricità trasportata proverrà ancora da fonti di energia tradizionali.

Il primato della Cina in materia di rinnovabili riguarda anche i brevetti. Già nel 2016, le aziende e le organizzazioni cinesi avevano depositato 150.000 brevetti sulle energie rinnovabili, pari al 29 per cento del totale globale. A confronto, i competitor statunitensi erano arrivati solo a 100.000.

I modelli di turbine non ottimali e l’ubicazione dei parchi eolici hanno fin qui ostacolato l’operazione.

Come spiega Forbes, tra le ambiziose idee per il futuro su cui i ricercatori cinesi hanno cominciato a lavorare ci sarebbe la costruzione di una centrale nello spazio in grado di trasmettere energia solare sotto forma di microonde.

Una notizia che sembrerebbe confermata anche dal giornale ufficiale del Ministero della Scienza e della Tecnologia cinese, secondo il quale gli scienziati sarebbero già in fase di testing e avrebbero intenzione di portare a termine il progetto entro il 2050.

Al di là dei progetti a lungo termine, come riportato recentemente anche dall’Economist, la transizione energetica potrebbe portare alla Cina vantaggi geopolitici di gran lunga superiori a quelli derivanti dal controllo di pozzi petroliferi e oleodotti.

Tutto dipenderà dalla sua capacità di coniugare la capacità manifatturiera con accordi internazionali che permettano di “esportare” elettricità a un numero sempre maggiore di Paesi.