Alimentare il domani

La Nuova Zelanda in balia delle stagioni

La siccità ha messo in crisi l’industria idroelettrica e l’ambiziosa strategia energetica del Paese, che puntava a dire addio alle fonti fossili entro il 2035.

I cambiamenti climatici possono influenzare le strategie energetiche di un Paese? La domanda sorge spontanea guardando alla Nuova Zelanda, dove il clima secco ha provocato un abbassamento dei livelli dei laghi che alimentano i generatori di energia idroelettrica. 

Per i Paesi con una grande disponibilità di fonti idriche come fiumi e laghi, l’energia idroelettrica rappresenta una via allettante verso la sostenibilità. Essa trasforma l’energia cinetica di grosse masse d’acqua in energia elettrica attraverso un sistema di turbine ed alternatori. Tra le problematiche connesse a questo tipo di risorsa ci sono i danni che questi impianti provocano agli ecosistemi e alle comunità locali, come dimostra il caso del fiume Mekong, dove la costruzione di dighe sta mettendo a rischio la pesca d’acqua dolce, fonte di sostentamento per milioni di persone. 

Recentemente il Wall Street Journal ha raccontato come la dipendenza della Nuova Zelanda dall’idroelettrico sia un esempio calzante di quanto qualsiasi investimento in rinnovabili debba fare i conti con i cambiamenti meteorologici stagionali, da cui queste fonti sono altamente dipendenti. 

Akaroa, Nuova Zelanda.

Sin dall’inizio del suo mandato, la premier Jacinda Ardern ha dato priorità alla questione climatica, investendo in politiche energetiche volte ad azzerare la dipendenza da fonti fossili. Attualmente il 60% della produzione elettrica neozelandese proviene da centrali idroelettriche, il 16% da impianti alimentati a carbone e gas, mentre un 25% arriva da eolico, fotovoltaico e geotermico. 

Negli ultimi anni periodi di siccità sempre più frequenti hanno colpito il Paese influenzando la produzione idroelettrica. In intere regioni le precipitazioni si sono dimezzate e ciò, in alcuni periodi dell’anno, ha portato i livelli dell’acqua nei laghi idroelettrici a scendere sotto il 60% rispetto alla media. La scarsità di energia ha provocato un aumento dei prezzi, spingendo alcune aziende a sospendere le attività. Altre, come Methanex Corp., la più grande azienda produttrice mondiale di metanolo, hanno temporaneamente chiuso i propri impianti sul territorio neozelandese; Rio Tinto PLC, fonderia di alluminio che consuma il 13% dell’elettricità della Nuova Zelanda, ha ridotto la produzione per diversi mesi per allentare la pressione energetica. 

Negli ultimi anni i frequenti periodi di siccità hanno influenzato la produzione idroelettrica, provocando un aumento dei prezzi e spingendo alcune aziende a sospendere le attività. 

Ad aggravare la situazione, la produzione di gas naturale del principale giacimento offshore nel Paese ha subito un progressivo declino, con un conseguente aumento dei prezzi. 

La siccità ha portato la quota delle rinnovabili della Nuova Zelanda a scendere al 79% nei primi tre mesi di quest’anno, da oltre l’85% nell’ultimo trimestre del 2019. Le recenti piogge hanno migliorato lievemente la situazione, ma c’è disaccordo su come prevenire un’altra crisi energetica qualora dovesse ripresentarsi un periodo prolungato di clima secco. 

Lago di Smeraldo, all'interno del Parco Nazionale del Tongariro, Nuova Zelanda.

Quando i livelli di energia idroelettrica hanno iniziato a scendere, la Nuova Zelanda ha fatto ricorso al carbone per colmare il proprio fabbisogno energetico. L’anno scorso, le importazioni sono dunque raddoppiate rispetto alla media del decennio precedente. Nell’articolo pubblicato dal Wall Street Journal, John Carnegie, amministratore delegato di Energy Resources Aotearoa, ha definito questa pratica un passo indietro, ribadendo la necessità di adottare una strategia energetica che sia equilibrata, accessibile, affidabile e sostenibile.

Per alcune imprese, il problema sarebbe aggirabile utilizzando il gas come carburante sostitutivo quando le fonti idroelettriche scarseggiano, per gestire l’intermittenza, evitando un aumento sconsiderato dei prezzi dell’energia elettrica. D’altro canto, gli ambientalisti insistono affinché il Paese investa maggiormente in eolico e solare. In caso di alterazioni meteorologiche prolungate, queste due risorse non sarebbero in grado di sostenere un deficit energetico prolungato.

Per alcune imprese, il problema sarebbe aggirabile utilizzando il gas come carburante sostitutivo. D’altro canto, gli ambientalisti insistono affinché il Paese investa maggiormente in eolico e solare. 

Per garantire continuità all’approvvigionamento energetico, il governo neozelandese è propenso a aumentare gli investimenti in energia idroelettrica. Al momento sono in corso studi di fattibilità per la realizzazione di un gigantesco lago idroelettrico nell’Isola del Sud. Gli altipiani oggi ricoperti di tussock verrebbero riempiti in un paio d’anni, pompando acqua durante i periodi in cui la domanda è più bassa. L’intero progetto dovrebbe costare 4 miliardi di dollari neozelandesi, circa 2,8 miliardi di dollari, e avrebbe la funzione di una gigantesca batteria “di scorta” per affrontare periodi medio-lunghi di siccità.