Modelli futuri

Crisi energetica, qual è la strategia della Germania?

Il conflitto in Ucraina ha costretto il Paese a ripensare radicalmente la propria politica energetica, per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi

Nonostante il 70% della domanda primaria di energia dipenda da combustibili fossili, la Germania ambisce a raggiungere la neutralità climatica entro il 2045. Questo obiettivo, per quanto ambizioso, sembrava a portata di mano prima dell’inizio della guerra in Ucraina. Il Paese contava, infatti, sulla possibilità di importare gas russo a basso costo, che avrebbe permesso di eliminare l’uso delle centrali nucleari entro la fine dell’anno e la produzione di energia a carbone entro la fine del decennio.

Già a febbraio, con la scelta di sospendere il progetto di apertura del gasdotto Nord Stream 2, la speranza di utilizzare il gas russo come “combustibile ponte” in attesa di riuscire a fare affidamento esclusivamente sulle rinnovabili ha vacillato.

Per la Germania, raggiungere la neutralità climatica sembrava un obiettivo a portata di mano prima dell’inizio della guerra in Ucraina

Il problema è soprattutto assicurare la competitività delle imprese che dipendono dalle importazioni (chimica, acciaio, automotive per citare le principali), mantenendo i prezzi contenuti. Aumentare i costi aprirebbe la strada alla delocalizzazione delle aziende. Fare a meno di gas, carbone e petrolio russo renderebbe la transizione green meno conveniente. Anche per questo, il governo ha cominciato a improntare una nuova strategia volta a diversificare le importazioni energetiche, aumentare la quota proveniente da energia alternativa, come solare, eolico e idrogeno verde e blu.

Ad aprile, il ministro per il clima e l’economia Robert Habeck ha presentato una versione aggiornata del pacchetto di misure che il governo tedesco aveva messo a punto lo scorso anno per accelerare la transizione energetica. Tra i punti stilati, la volontà di aumentare la quota di fonti rinnovabili all’interno del mix energetico nazionale, che dovrebbe passare dal precedente 65% entro il 2030, al 100% entro il 2035. Per riuscire nell’impresa, la Germania dovrà incrementare la capacità installata di eolico onshore di 10 GW l’anno, raggiungendo 115 GW totali entro fine decennio. Per quanto riguarda l’eolico offshore, il target è passato da 30 GW entro il 2030 a 70 GW entro il 2045. L’espansione della capacità energetica proveniente da fonti green riguarda anche il fotovoltaico, che secondo il nuovo piano dovrà raggiungere i 215 GW entro il 2030.

Il governo tedesco punta sull'eolico on shore per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. | Wind Europe

A partire da marzo il primo ministro Olaf Scholz si è recato in Senegal, Nigeria e Sudafrica per stipulare nuovi accordi sulle importazioni di gas naturale in ottica di diversificare le forniture. Habeck ha inoltre siglato diversi contratti di cooperazione sull’idrogeno, come quello con gli Emirati Arabi, che si sarebbero impegnati ad inviare le prime spedizioni di idrogeno blu in Germania già nel 2022. Questa iniziativa si inserisce in un piano più ampio che mira a raggiungere 3 milioni di tonnellate di idrogeno green importato su base annua.

Quando la Russia ha ridotto del 40% l’afflusso di gas che passava per Nord Stream 1, il governo ha deciso di attivare temporaneamente le centrali elettriche a carbone per scongiurare una crisi nell’approvvigionamento energetico. Secondo Reuters, uno studio pubblicato da Allianz Trade ha rilevato che nel medio termine la quota di energie rinnovabili nel mix energetico tedesco è comunque destinata ad aumentare, anche ben oltre le quote fissate per raggiungere gli obiettivi climatici fissati dall’Accordo di Parigi. L’aumento della produzione di energia elettrica da carbone, approvato dal governo tedesco all’inizio di luglio, non dovrebbe dunque influire negativamente sulle emissioni globali di CO2, perché la produzione sarà intrinsecamente limitata dal meccanismo ETS-UE.

La Germania punta ad aumentare la capacità di eolico on shore di 10 GW l’anno, raggiungendo 115 GW totali entro fine decennio. Per quanto riguarda l’eolico offshore, il target è passato da 30 GW entro il 2030 a 70 GW entro il 2045.

Per quel che riguarda la riattivazione delle centrali nucleari (la cui chiusura era prevista per la fine dell’anno), Habeck sostiene di aver preso in considerazione la possibilità di prolungare i tempi di apertura e di averla sottoposta alla valutazione di esperti, sostenendo che non dovrebbero esserci tabù nel considerare possibili soluzioni utili a fronteggiare la crisi energetica in corso. 

A prescindere dalla volontà politica, l’estensione del tempo di funzionamento degli ultimi impianti ancora in funzione potrebbe fallire comunque a causa di vincoli tecnici e logistici, secondo quanto dichiarato da PreussenElektra a Clean Energy Wire. L’estensione del tempo di funzionamento o addirittura la riattivazione di reattori dismessi non sarebbe possibile dieci anni dopo che la Germania ha deciso di abbandonare questa tecnologia. Gli impianti mancano di elementi di combustibile e personale qualificato in grado di gestire i reattori.

Le misure di emergenza messe in atto per far fronte alla crisi energetica non dovrebbero compromettere sul lungo periodo la strategia della Germania di affrancarsi dall’utilizzo di fonti fossili. Secondo il National Geographic, anzi, si tratta di una grande opportunità per il Paese di accelerare il processo.

24 agosto 2022