Alimentare il domani

L’energia dell’industria sarà l’idrogeno?

È un’opinione sempre più diffusa tra gli addetti ai lavori. Ma le aziende italiane sono divise.

Secondo molti operatori l’idrogeno sarà uno dei protagonisti del processo di decarbonizzazione dell’industria, diventando la principale risorsa energetica dei prossimi decenni. Tuttavia sui modi e i tempi della transizione le posizioni dei grandi gruppi italiani sono diverse.

Dirigenti e tecnici si stanno confrontando molto sul tema negli ultimi tempi: si tratta di un nodo fondamentale per il futuro energetico del Paese, in cui si confrontano posizioni e necessità diverse.


I favorevoli
Enea chiede da tempo norme e incentivi per portare l’idrogeno nei suoi gasdotti. L’obiettivo è eliminare barriere burocratiche, inviare segnali incoraggianti agli investitori e rafforzare la cooperazione tra gli Stati dell’Unione. Anche Snam (Società Nazionale Metanodotti) si è rivolta all’Europa per richiedere una strategia integrata tra i vari paesi, sfruttando al massimo le reti e le infrastrutture già esistenti negli Stati.

L’obiettivo, secondo i dirigenti Snam, è rendere competitivo l’idrogeno in 5 anni, aprendo il mercato al maggior numero di investitori.

Sulla crescita dell’idrogeno punta anche Eni. I vertici dell’azienda hanno fatto notare che l’idrogeno “green” rappresenta solo il 2% dell’idrogeno globale, principalmente a causa degli elevati costi della tecnologia necessaria a produrlo. Quando il costo dei processi sarà ridotto, è facile immaginare una rapida diffusione dell’idrogeno come prima fonte di energia industriale. 

È un tema fondamentale per il futuro energetico del Paese, in cui si confrontano posizioni e necessità diverse.

I cauti
Molte aziende sono però scettiche sugli scenari dipinti dai sostenitori dell’idrogeno. In controtendenza, ad esempio, c’è Enel. Secondo il primo operatore italiano di energia elettrica, l’Europa non dovrebbe promuovere l’idrogeno in settori che possono essere decarbonizzati con l’elettrificazione a costi più bassi.

Per Enel l’idrogeno dovrebbe avere un ruolo nelle categorie che, per motivi strutturali, non possono essere riconvertite efficacemente all’alimentazione elettrica. Edison, altro importante fornitore di elettricità, propende per un approccio graduale: una fase preparatoria di ricerca, progetti-pilota e studio dei quadri normativi.

Anche l’Università di Torino ha fatto notare che le tecnologie ad idrogeno necessitano ancora di molte ricerche prima dell’applicazione nell’industria. Non solo: secondo i tecnici di Torino c’è il rischio che diverse iniziative a livello europeo si sovrappongano, con conseguente spreco di risorse e conflitto tra i progetti.

Gli esperti di H2IT (Associazione Italiana Idrogeno e Celle a Combustibile) hanno ricordato che ci sono molti ostacoli da superare sulla strada dell’idrogeno: dalle tecnologie non pienamente mature ai costi particolarmente elevati, dai pochissimi progetti dimostrativi fino alla mancanza di norme di riferimento.

C’è il rischio che diverse iniziative a livello europeo si sovrappongano, con conseguente spreco di risorse.

Il futuro
Probabilmente il ruolo strategico dell’idrogeno sul medio termine passerà per alcuni step fondamentali: coinvolgimento dei centri di ricerca, semplificazione del quadro normativo, riduzione dei rischi d’investimento grazie al sostegno pubblico.

Secondo molti opinionisti il settore dovrebbe puntare fin da adesso sull’idrogeno “green”, prodotto mediante elettrolisi da elettricità a basse emissioni. L’individuazione di una fonte energetica rinnovabile, a impatto zero, rappresenterebbe una svolta fondamentale per il futuro dell’industria.