Ambiente futuro

Cosa significa emissioni zero?

E perché dire “neutralità climatica” non è proprio la stessa cosa? 

Quando si parla di transizione energetica ci si imbatte spesso in queste due espressioni: ‘carbon neutrality’ e ‘net zero emissionsletteralmente ‘neutralità carbonica’ e ‘emissioni zero’. e spesso vengono utilizzate in maniera intercambiabile, ma in realtà si riferiscono a due approcci molto differenti. 

Per carbon neutrality si intende infatti il bilanciamento di emissioni di anidride carbonica mediante un meccanismo di compensazione, che consiste nel rimuovere dall’atmosfera una quantità di carbonio equivalente a quella prodotta. Un approccio carbon neutral non pressuppone impegni per una riduzione delle emissioni, si limita dunque a bilanciarle. Un risultato che può dirsi raggiunto anche semplicemente acquistando carbon credits.

Secondo la definizione fornita da Rete Clima, i carbon credits sono titoli equivalenti a una tonnellata di anidride carbonica non emessa o assorbita grazie a un progetto di tutela ambientale. Le operazioni che “compensano” possono essere le più svariate: creazione di nuove foreste, utilizzo di tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 e via dicendo.

Per carbon neutrality si intende il bilanciamento di emissioni di anidride carbonica che consiste nel rimuovere dall’atmosfera una quantità di carbonio equivalente a quella prodotta.

Si parla invece di net-zero quando si persegue l’obiettivo più ambizioso di ridurre le proprie emissioni di CO2 per fare in modo che a livello globale si possa arrivare ad un bilanciamento tra le emissioni prodotte e quelle rimosse/compensate.

Per fare un esempio concreto, come quello proposto da Herbert Smith Freehills, prendiamo il caso dei viaggi di lavoro. Se all’interno di un’azienda il personale prende in media 10 voli all’anno, per raggiungere l’obiettivo di carbon neutrality è sufficiente acquistare una quantità di carbon credits equivalente a quella di CO2 prodotta da ogni singolo volo aereo, o sostenere progetti rinnovabili volti a compensare queste emissioni (o entrambe le cose). Per raggiungere l’obiettivo di net zero, invece, l’azienda dovrebbe ridurre la quantità di voli annuali e, contemporaneamente, investire in progetti volti a rimuovere l’anidride carbonica prodotta dai viaggi rimanenti. 

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Le modalità specifiche che ciascun ente o impresa può adottare per contribuire al raggiungimento dell’obiettivo globale di emissioni zero sono state formulate da Science Based Targets Initiative attraverso la The Race to Zero Campaign. Le compensazioni ottenute tramite carbon credits sono ritenute accettabili, ma secondo gli esperti rappresentano una misura transitoria e non sufficiente, da sola, a raggiungere l’obiettivo a lungo termine di azzerare completamente le emissioni. 

Spesso anche autorevoli testate giornalistiche e importanti leader mondiali tendono a confondere i due concetti. In alcuni casi, l’utilizzo ambivalente delle due espressioni da parte delle aziende è stata interpretata da parte degli attivisti come un tentativo di greenwashing, proprio perché il raggiungimento della neutralità climatica è un traguardo lodevole, ma non paragonabile ad un approccio net zero emissions. 

Per riparare ai danni già provocati all’ambiente, anche una volta azzerata la produzione di nuovi gas serra, sarà comunque necessario occuparsi delle emissioni già immesse nell’atmosfera nel corso degli anni.

I carbon credits sono titoli equivalenti a una tonnellata di anidride carbonica non emessa o assorbita grazie a un progetto di tutela ambientale. 

Molti governi e imprese hanno fissato l’obiettivo di raggiungere emissioni nette zero entro il 2050. Secondo i dati di National Academies, gli Stati Uniti producono attualmente 6 gigatonnellate di emissioni di gas serra ogni anno.

Sempre secondo National Academies, la quantità di emissioni di gas serra è misurata in termini di CO2-equivalente. Questa unità di misura indica la quantità di CO2 che avrebbe un impatto equivalente a un diverso gas serra (per esempio, metano o protossido di azoto) sul riscaldamento globale. Per raggiungere l’obiettivo net zero in tutti gli Stati Uniti sarebbe necessario ridurre le emissioni nette di una media di 0,2 gigatonnellate di CO2-equivalente all’anno nei prossimi 30 anni. Se gli USA raggiungessero questo obiettivo, ridurrebbero le emissioni globali di gas serra di circa il 10%.

I percorsi attualmente realizzabili per raggiungere l’obiettivo net zero includono quattro strategie principali. La prima consiste nell’utilizzo di fonti rinnovabili come eolico, solare, energia idroelettrica e idrogeno. L’utilizzo combinato di diverse risorse è uno dei metodi più efficaci per garantire l’approvvigionamento energetico. 

L’idrogeno, in particolare, è emerso come una soluzione chiave per ridurre significativamente le emissioni in diversi settori strategici. Come mostrato nella roadmap dell’IEA Net-Zero Emissions by 2050, la domanda di idrogeno dovrebbe crescere di sei volte entro il 2050 e il suo uso dovrebbe espandersi a nuovi settori, tra cui il trasporto a lunga distanza, la navigazione, l’aviazione, l’industria pesante e la produzione di energia.

Il report Hydrogen for Net Zero presenta uno scenario di diffusione ambizioso, ma realistico per raggiungere la neutralità energetica entro il 2050. Lo scenario descritto analizza la domanda di idrogeno, la presenza di infrastrutture, gli investimenti richiesti, per identificare le lacune anche in base alle aree geografiche. I dati su costi e prestazioni delle tecnologie esistenti sono stati forniti da McKinsey & Company, tracker degli investimenti dell’Hydrogen Council, che copre tutti gli investimenti su larga scala nell’idrogeno a livello globale.

L’idrogeno è emerso come soluzione chiave per ridurre le emissioni in diversi settori strategici, come mostra anche la roadmap dell’IEA Net-Zero Emissions by 2050.

La seconda consiste nell’implementazione di veicoli elettrici per il trasporto pubblico e privato. La terza riguarda un più generale efficientamento energetico delle tecnologie e dei processi, che includa anche l’implementazione di smart technologies. Queste ultime consentono di monitorare e ottimizzarne l’utilizzo di energia, soprattutto all’interno di impianti industriali, contribuendo a minimizzare gli sprechi. 

Ultimo, ma non meno importante, è fondamentale rimuovere l’anidride carbonica in eccesso dall’atmosfera. Per compensare tutte quelle emissioni che è impossibile smettere di produrre, è necessario ricorrere a tecnologie di cattura diretta della CO2 presente nell’aria e di stoccaggio permanente. 

L’evoluzione tecnologica in atto permette di supportare tutte queste strategie, ma sarà necessaria un’implementazione su larga scala per ottenere risultati concreti entro il 2050. Il che implica un maggior coinvolgimento dei governi nazionali, che devono predisporre politiche e investimenti, oltre che assicurarsi che la transizione avvenga nel rispetto di tutte le categorie sociali ed economiche coinvolte.