Energie ad est

La nuova energia del Giappone

Green, idrogeno, ammoniaca e nucleare

La Green Growth Strategy giapponese prevede la decarbonizzazione del Paese entro il 2050, con investimenti mirati per l’industria. A metà dello scorso anno, il Primo Ministro giapponese Yoshihide Suga ha presentato alla stampa il suo piano energetico di crescita con il quale il Giappone s’impegna a diventare carbon neutral entro il 2050.

Il Giappone è attualmente il quinto Paese al mondo per emissioni di CO2 e questa pianificazione comprende interventi massicci che mireranno a sovvertire radicalmente le politiche di approvvigionamento e di alimentazione del paese, sia a livello domestico che industriale. 

Una delle tabelle realizzate del governo giapponese per presentare la nuova Green Growth Strategy

Sarà una rivoluzione, che vedrà il Giappone alimentato entro il 2050 per il 50-60% da fonti rinnovabili come l’eolico off-shore, per il 30-40% dalle nuove tecnologie nucleari e per il 10% da nuove fonti e tecnologie dedicate. Il comparto industriale è quello che probabilmente conoscerà i cambiamenti più radicali.

Alcuni player già guardano favorevolmente al cambio di rotta, pronti a concentrarsi su nuove fonti destinate ad abbattere costi ed emissioni. E tra queste, l’idrogeno e l’ammoniaca rappresentano una nuova sfida.

La Green Growth Strategy giapponese prevede la decarbonizzazione del Paese entro il 2050

Considerate fonti alternative dal grande potenziale, il governo ha già predisposto massicci interventi a bilancio per superare ostacoli e criticità. L’idea per l’ammoniaca è quella di diluirla con il carbone per operare le centrali esistenti in un contesto di basse emissioni di CO2. Ormai già ampiamente diffusa in molti paesi del mondo, il Giappone ha predisposto un massiccio aumento della sua importazione, dalle attuali 200.000 tonnellate a circa 20 milioni.

Jera, il terzo produttore di energia del Giappone, lo considera fondamentale per la riconversione delle sue centrali a carbone.

Una delle tabelle del realizzate governo giapponese per presentare la nuova Green Growth Strategy

Uno dei problemi principali è che l’ammoniaca è un gas tossico, estratto dalla lavorazione di gas naturale e petrolio. L’attuale tecnologia non garantisce pienamente l’abbattimento di anidride carbonica, anche se nuovi processi sono in fase di studio. Recentemente è stata acquistata una variante green dall’Arabia Saudita, unico Paese che ha investito in questa versione in larga scala.

Discorso diverso riguarda l’idrogeno. In ambito industriale se ne utilizzano tre tipi – quello grigio, ricavato dal carbone; quello blu, ricavato da combustibili fossili (di solito gas naturale) e che prevede a latere la cattura della CO2 generata dal processo (Carbon Capture Sequestration) e quello verde, prodotto tramite elettrolisi e considerato la variante più sostenibile. Il punto è che attualmente l’idrogeno grigio è quello economicamente più conveniente, ma per ogni kg di H2 prodotto, ne libera 18-20 kg di CO2.

Il comparto industriale è quello che conoscerà i cambiamenti più radicali. L’idrogeno e l’ammoniaca rappresentano una nuova sfida

Il mercato del blu non decolla perché condizionato dal grigio, più economico. Mentre l’idrogeno verde, l’unico completamente rinnovabile, può essere prodotto solo in siti con disponibilità di energie rinnovabili a costi accessibili.

In questa fase ad investire sono soprattutto gruppi industriali come Mitsubishi Heavy Industries, che sta già sperimentando in un suo stabilimento in Utah la produzione di energia a idrogeno. Kentaro Hosomi, vicepresidente esecutivo ha dichiarato che per ora l’impianto “produrrà energia elettrica tramite miscela di idrogeno e gas naturale. Ma dal 2045 brucerà esclusivamente idrogeno”.

In generale il governo mostra un forte interesse per questo tipo di risorsa. L’obiettivo è utilizzare 10 milioni di tonnellate di H2 entro il 2030, attraverso il finanziamento ad hoc di progetti e infrastrutture.

L'impianto geotermico di Matsukawa, in Giappone

La Green Growth Strategy ha in serbo ulteriori obiettivi energetici. Sul fronte delle rinnovabili  si parla di un aumento sostanziale di GW da produrre con eolico offshore (circa 30-45 GW l’anno) entro il 2040. Il potenziale delle rinnovabili potrebbe dunque andare oltre le stime, e c’è chi dice che si arriverà a quota 90 GW entro il 2050.

Un’altra parte degli investimenti riguarda la produzione di energia nucleare. Dopo l’incidente di Fukushima, i piani di sviluppo del settore sono arenati in lunghe discussioni, complicate anche dagli alti costi.

Il piano di rilancio green del governo sembra aver fissato comunque obiettivi e strade raggiungibili. Rinnovabili e nuove fonti energetiche potrebbero dare nuovo slancio a molte aree della società giapponese, compresa quella industriale.