Investimenti & Tecnologie

I porti, pionieri della transizione energetica

Il trasporto marittimo è responsabile del 3% delle emissioni globali di CO2. Diversi Paesi europei hanno avviato progetti per rendere più sostenibile l’industria, a partire dai porti

Il trasporto marittimo rappresenta l’80% del commercio mondiale di merci all’ingrosso ed è responsabile del 3% delle emissioni globali di CO2, che negli ultimi vent’anni sono aumentate del 32%. In questo settore, il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità ambientale deve necessariamente passare da un ripensamento dei sistemi portuali che riguardi l’intera supply chain, non soltanto i mezzi di produzione, ma tutte le operazioni di logistica.

Uno dei principali problemi da risolvere riguarda la dipendenza da idrocarburi. Uno studio di Getting to Zero rivela che per adeguare il trasporto marittimo internazionale agli obiettivi dell’Accordo di Parigi è fondamentale che i carburanti a emissioni zero rappresentino il 5% del mix di carburanti utilizzati nel trasporto marittimo internazionale entro il 2030.

Il trasporto marittimo rappresenta l’80% del commercio mondiale di merci all’ingrosso ed è responsabile del 3% delle emissioni globali di CO2, che negli ultimi vent’anni sono aumentate del 32%.

Per accelerare la decarbonizzazione del settore l’Unione Europea e i governi nazionali stanno cercando di promuovere il passaggio a fonti alternative con un’impronta di carbonio inferiore, come il gas liquefatto, l’etanolo e l’idrogeno verde. La Sustainable and Smart Mobility Strategy, varata a dicembre 2020 dall’Unione Europea, punta a incoraggiare i singoli Paesi a riprogettare l’industria marittima europea del domani. Tra chi ha saputo cogliere la sfida della sostenibilità come incentivo per portarsi avanti sotto il profilo dell’innovazione tecnologica c’è il porto di Rotterdam che, tra il 2016 e il 2020, ha ridotto le emissioni di CO2 del 27%. La strategia green della città che da qualche anno si è guadagnata l’appellativo di Manhattan sulla Mosa consta di diverse fasi: adeguamento delle infrastrutture, transizione energetica e passaggio completo a un’economia circolare. L’obiettivo è tendere a trasformare Rotterdam in un hub internazionale per la produzione e il trasporto di idrogeno verde, importato oppure prodotto grazie agli impianti eolici offshore in costruzione nel Mare del Nord.

 

Un’altra iniziativa ambiziosa è quella del Belgio che punta a incentivare la produzione di ecocombustibili navali, da utilizzare come carburanti per veicoli e automezzi e combustibile per motori marini. A partire dal 2022, il porto di Anversa utilizzerà HydroTug, un rimorchiatore dotato di un motore dual fuel alimentato ad idrogeno e diesel sviluppato da due aziende fiamminghe: la compagnia di navigazione CMB di Anversa e il costruttore di motori Anglo Belgian Corporation (ABC) di Gand. Sempre a partire dal 2022, l’autorità portuale navale lancerà il progetto “Power-to-Methanol”. Si tratterà di un impianto dimostrativo che produrrà circa 8.000 tonnellate di metanolo, attraverso il processo di idrogenazione della CO2. Un traguardo che Jacque Vandermeiren, CEO del Porto di Anversa, ha definito “una pietra miliare nella produzione sostenibile di metanolo nel porto di Anversa e una prima assoluta per il Belgio”.

Gli investimenti in rinnovabili e mobilità sostenibile sono al centro della green trasformation del porto di Amburgo, che i tedeschi chiamano “Tor zur Welt” (la porta sul mondo), terzo scalo in Europa ma primo per traffico ferroviario. L’efficienza energetica passa dai cospicui investimenti per ottimizzare la logistica in un’ottica di Industry 4.0, resa possibile dalla raccolta e analisi di big data.

Altra strategia per ridurre i consumi di carburante consiste nell’utilizzo dell’energia eolica. La costruzione di parchi eolici offshore permetterebbe ai porti di produrre idrogeno sfruttando il processo di elettrolisi dell’acqua di mare, differenziando le fonti energetiche di approvvigionamento.

 

 

La costruzione di parchi eolici offshore permetterebbe ai porti di produrre idrogeno sfruttando il processo di elettrolisi dell’acqua di mare, differenziando le fonti energetiche di approvvigionamento.

In Francia, la wind farm al largo della costa di Le Havre – che sarà inaugurata nel 2022 – è stata presentata come il più grande progetto industriale di energia rinnovabile del Paese e segna un passo in avanti importante nel percorso di transizione energetica del suo sistema portuale. Ma c’è anche chi pensa a sfruttare il vento per ridurre l’utilizzo di carburante attraverso sistemi di vele in stile “kite-surf”, come quello sviluppato dal velista Yves Parlier, LiberKite, che mira a ridurre i consumi di piccole imbarcazioni dal 10 al 20%, a seconda delle dimensioni. 

Come emerge anche dal report Porti verdi: la rotta per uno sviluppo sostenibile, realizzato da Legambiente insieme ad Enel X, gli aspetti su cui lavorare sono ancora molti. Innovazione tecnologica, digitalizzazione dei sistemi logistici portuali, efficientamento energetico degli scali, integrazione tra porti e rete ferroviaria per creare “corridoi green”, progressiva elettrificazione dei consumi attraverso l’utilizzo delle energie rinnovabili e conversione della flotta navale con mezzi aventi un minor impatto ambientale. Sono solo alcuni dei punti programmatici da considerare per avviare un percorso di crescita sostenibile e virtuosa nel settore portuale.