Modelli Futuri

Chi guida la transizione in Europa?

Il passaggio alle rinnovabili dipende dagli sforzi profusi dai singoli Paesi. Chi è più avanti?

Diventare il primo continente “neutrale” dal punto di vista climatico entro il 2050 è l’obiettivo alla base dell’European Green Deal, ambiziosissimo pacchetto di misure che dovrebbe consentire ai cittadini e alle imprese europee di beneficiare di una transizione verde sostenibile.

L’utilizzo delle rinnovabili apporta molti benefici potenziali, tra cui la riduzione delle emissioni di gas serra, la diversificazione delle forniture energetiche e la riduzione della dipendenza dai mercati di combustibili fossili (in particolare petrolio e gas). Inoltre favorirà l’occupazione, andando a creare, sul lungo periodo, numerosi posti di lavoro.

Diventare il primo continente neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050 è l’obiettivo alla base dell’European Green Deal

La Commissione Europea ha recentemente pubblicato una serie di statistiche che forniscono dati sulla quota di energia proveniente da fonti rinnovabili nei Paesi membri, sia in generale che in tre settori di consumo (elettricità, riscaldamento e raffreddamento, trasporti). Le fonti sostenibili prese in esame sono eolico, solare (termica, fotovoltaica e concentrata), idroelettrico, geotermico, energia delle maree e il calore ambientale catturato dalle pompe di calore, oltre che biocarburanti e energia prodotta dai rifiuti. 

Nel 2020, le rinnovabili rappresentavano il 22,1% dell’energia consumata nell’UE, rispetto al 19,9% del 2019: circa 2 punti percentuali sopra l’obiettivo stabilito del 20%. Un risultato così soddisfacente è stato possibile grazie alla crescita sostenuta della produzione di elettricità proveniente da fonti energetiche rinnovabili, che è aumentata dal 34,1% al 37,5% nel 2020. Anche la quota di energia rinnovabile utilizzata nei trasporti e negli edifici (sia per il riscaldamento che per il raffreddamento) è aumentata nello stesso periodo, anche se con un tasso di crescita inferiore. La pandemia Covid-19 ha influito ulteriormente sulla diminuzione del consumo di combustibili fossili, soprattutto nel settore dei trasporti. Le misure di contenimento del virus hanno infatti provocato una diminuzione sostanziale del consumo finale lordo totale di energia (-8%). 

La Commissione Europea ha recentemente pubblicato una serie di statistiche che forniscono dati sulla quota di energia proveniente da fonti rinnovabili nei Paesi membri | Eurostat

Le norme esistenti, concordate nel 2018 e nel 2019, fissano obiettivi per le rinnovabili e l’efficienza energetica entro il 2030 che porteranno a una riduzione complessiva del 40% delle emissioni di gas serra, in linea con gli impegni dell’UE nell’ambito dell’accordo di Parigi. Tuttavia, nel 2021 la Commissione ha presentato proposte per andare oltre e più velocemente nel prossimo decennio, con l’obiettivo di raggiungere una riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030.

Ognuno degli Stati membri ha predisposto piani d’azione nazionali tracciando un proprio, individuale, percorso per lo sviluppo delle energie rinnovabili, che comunque contribuisce al raggiungimento del risultato finale. 

La classifica europea è guidata da due non membri dell’UE, Islanda e Norvegia, che hanno generato rispettivamente l’83% e il 77,4% della loro energia utilizzando fonti rinnovabili nel 2020. 

Pale eoliche nei Paesi Bassi | Golfstrom.org

Tra i membri dell’UE, con più della metà di energia proveniente da fonti rinnovabili nel suo consumo finale, la Svezia si è classificata come il Paese con la quota più alta (60%) tra i membri dell’UE, superando la Finlandia (44%) e la Lettonia (42%).

All’estremo opposto, le proporzioni più basse sono state registrate da Malta (11%), Lussemburgo (12%) e Belgio (13%). Svezia e Croazia (31%) hanno entrambe superato gli obiettivi fissati dall’UE di 11 punti percentuali, mentre la Bulgaria (23,3%) ha battuto il suo obiettivo di ben sette punti percentuali. Solo la Francia sembra aver mancato il suo obiettivo, generando solo il 19,1% della sua energia da fonti rinnovabili, sebbene più del 70% del fabbisogno energetico francese provenga da una fonte a basso contenuto di carbonio, l’energia nucleare. Anche se non fa più parte dell’UE, menzione a parte merita il Regno Unito, che ha ottenuto il 42% della sua energia dalle rinnovabili nel 2020.

Sul fronte dell’energia eolica, nel 2019 la Germania ha generato 126TWh dal vento, secondo l’Agenzia internazionale dell’energia. Durante i periodi particolarmente ventosi, il Paese esporta la sua potenza in eccesso, e nel 2020 è stato il principale esportatore di questo tipo di energia. Tuttavia l’irregolarità delle correnti d’aria fa sì che nei giorni di calma sia costretta a importare altrettante quantità di energia per soddisfare il fabbisogno energetico nazionale.

Con più della metà dell’energia consumata proveniente da fonti rinnovabili, la Svezia si classifica come Paese con la quota più alta (60%) superando Finlandia (44%) e Lettonia (42%).

Anche  l’idrogeno è visto come una nuova importante fonte di approvvigionamento alternativo, con il potenziale di raggiungere 10 miliardi di metri cubi entro il 2030, con la possibilità di altri 10 miliardi di metri cubi attraverso le importazioni. Gli analisti di dati energetici EnAppSys mostrano che la Norvegia ha esportato la più grande quantità netta di energia. Quasi tutta la produzione interna della Norvegia proviene dall’energia idroelettrica. Nel 2020, il paese ha avuto più precipitazioni della media e alla fine i serbatoi del paese hanno raggiunto il loro punto più alto dal 2015.

Questo sovrabbondanza ha spinto verso il basso il prezzo dell’energia della Norvegia, rendendola un’opzione di energia attraente per i paesi collegati. Pertanto, è stata in grado di esportare enormi volumi nei Paesi Bassi, Germania, Danimarca, Svezia e Finlandia. Il commercio con i Paesi scandinavi è facilitato dal fatto che la Norvegia è collegata a una rete scandinava che funziona a una frequenza diversa da quella dell’Europa continentale.

Recentemente, la Norvegia e la Germania hanno collegato le loro reti elettriche per la prima volta tramite un interconnettore sottomarino da 525kV. Il progetto NordLink ha terminato le operazioni di prova nel marzo 2021 e ora porterà fino a 1,4GW di potenza tra i paesi. L’operatore di rete norvegese Statnett dice che il cavo permetterà alla Norvegia di assorbire l’eccesso di energia eolica dalla Germania, risparmiando le sue riserve idroelettriche per i periodi di minore fornitura.

18 maggio 2022