Modelli futuri

Le misure dell’UE per far fronte al caro prezzi

Una proposta che non sembra mettere d’accordo tutti i Paesi membri.

Nel contesto degli attuai tempi eccezionali dovuti all’aggravarsi della crisi energetica, la Commissione Europea ha indetto un Consiglio straordinario di tutti i ministri dell’energia dell’UE per discutere la proposta di fissare un price cap, cioè un tetto al prezzo del gas russo. Al termine di una riunione avvenuta a inizio settembre, i Paesi membri non sono riusciti a raggiungere un accordo, servirà, infatti, un ulteriore lavoro sulla possibile introduzione di questa misura.

Per affrontare la crisi energetica la Commissione Europea ha proposto cinque differenti scenari e i Paesi europei si dividono in diverse fazioni: Francia, Paesi Bassi e Repubbliche baltiche sono a favore dell’introduzione del price cap al gas russo; altri come Italia, Polonia, Slovacchia e Grecia vorrebbero che il tetto prezzi venisse applicato a tutte le importazioni di gas. Solo la Germania sembra scettica rispetto a qualsiasi misura di riduzione dei prezzi dell’energia.

 

La Commissione Europea ha proposto cinque differenti scenari e i Paesi membri si sono divisi in diverse fazioni: chi è a favore dell’introduzione del price cap e chi resta scettico.

La prima risposta ai prezzi elevati è la riduzione della domanda: la Commissione propone di ridurre il consumo di energia elettrica di almeno il 5%, gli Stati membri dovranno individuare fasce orarie di picco dei prezzi, pari al 10% delle ore totali, con il prezzo previsto più elevato e ridurre la domanda in quei periodi; più in generale, ridurre la domanda complessiva di energia fino al 31 marzo 2023, ricorrendo anche a compensazioni finanziarie.

La Commissione propone inoltre di applicare un massimale temporaneo sui ricavi dei produttori di energia elettrica “intramarginali”, che generano energia elettrica con tecnologie meno costose (rinnovabili o nucleare) e alimentano la rete a un costo inferiore rispetto al livello di prezzo fissato dai produttori “marginali”, che hanno costi più elevati.

Foto di Lucian Andrei | Unsplash

I produttori intramarginali hanno avuto ricavi eccezionali, con costi operativi relativamente stabili, nel momento in cui le costose centrali a gas hanno fatto salire il prezzo all’ingrosso dell’energia elettrica. 

La Commissione propone di fissare il massimale sui ricavi intramarginali a 180 EUR/MWh, in modo da consentire ai produttori di coprire i costi di investimento e di funzionamento senza compromettere gli investimenti in nuove capacità, in linea con gli obiettivi in materia di energia e clima per il 2030 e il 2050. 

I ricavi che eccedono il massimale saranno prelevati dai governi degli Stati membri e utilizzati per ridurre le bollette dei consumatori di energia. 

Gli Stati membri che commerciano energia elettrica sono incoraggiati, in uno spirito di solidarietà, a concludere accordi bilaterali per condividere parte degli utili intramarginali prelevati nello Stato produttore a beneficio degli utenti finali dello Stato membro importatore. 

La prima risposta ai prezzi elevati è la riduzione della domanda: ridurre il consumo di energia elettrica di almeno il 5%, individuando fasce orarie di picco dei prezzi, pari al 10% delle ore totali.

Tali accordi dovranno essere conclusi entro il 1º dicembre 2022 se le importazioni nette di energia elettrica di uno Stato membro da un paese limitrofo sono pari ad almeno il 100% del consumo.

La Commissione propone anche un contributo temporaneo di solidarietà sugli utili in eccesso generati dalle attività nei settori del petrolio, del gas, del carbone e della raffinazione che non saranno soggetti al massimale sui ricavi intramarginali. Questo contributo limitato nel tempo manterrebbe gli incentivi agli investimenti nella transizione verde. Sarebbe prelevato dagli Stati membri sulla parte degli utili del 2022 che eccede un incremento del 20% sugli utili medi dei tre anni precedenti. I ricavi sarebbero prelevati dagli Stati membri e trasferiti ai consumatori di energia, in particolare le famiglie vulnerabili, le imprese più colpite e le industrie ad alta intensità energetica. 

Foto di Mika Vaumeister | Unsplash

Con l’imposizione della windfall tax (tassa sugli extraprofitti) prevista tra gli obiettivi del REPowerEU, gli Stati membri possono finanziare progetti transfrontalieri o utilizzare parte dei ricavi per il finanziamento comune di misure a tutela dell’occupazione o di promozione degli investimenti nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica, per rendere l’Europa indipendente dai combustibili fossili. Secondo le stime dell’IEA, attraverso questa strategia si potrebbero rendere disponibili fino a 200 miliardi di euro nel 2022 per compensare parzialmente l’aumento dell’incaro energia. 

La Commissione presenta delle stime in uno scenario che amplia le misure del pacchetto “pronti per il 55%”, così sintetizzabili:

  1. diversificare il gas – al 2022 sostituire 50 mld di m³ di gas naturale con quello liquefatto (Gnl), incrementare il gas rinnovabile con il raddoppio del biometano programmato, sostituendo ulteriori + 3,5 mld di m³ al 2022 e +18 mld di m³ al 2030, oltre all’idrogeno, sostituendo ulteriori 25-50 mld di m³ al 2030
  2. elettrificare l’Europa – con l’edilizia residenziale ottenere al 2022 un risparmio di 14 mld di m³ con l’efficienza energetica e il risparmio abbassando di 1°C il termostato del riscaldamento. Altre misure prevedono un anticipo dell’installazione del fotovoltaico sui tetti, la diffusione delle pompe di calore, sommando altri 4 mld di m³ equivalenti al 2022. L’anticipo massiccio di capacità eolica e solare sommerebbe al 2022 altri 20 mld di m³ equivalenti di domanda di gas in meno
  3. trasformare l’industria – anticipando i fondi per l’innovazione favorendo l’elettrificazione e l’idrogeno rinnovabile (per la fattispecie la Commissione non indica ancora una quantificazione).

Secondo le stime dell’IEA, attraverso questa strategia si potrebbero rendere disponibili fino a 200 miliardi di euro nel 2022 per compensare parzialmente l’aumento dell’incaro energia.

Tuttavia, i Paesi che dipendono fortemente dalle importazioni di gas russo, i cui fluissi di importazione sono attualmente ridotti dell’80%, temono ripercussioni sul loro sostentamento energetico, motivo per cui, sono fortemente contrari all’introduzione di normative stringenti.

Nonostante i differenti scenari a livello europeo mitigare la crisi energetica è l’obiettivo comune di ciascun membro dell’Unione, i prezzi dell’energia hanno raggiunto una pressione senza precedenti e in un momento come questo fare previsioni è più arduo del solito. Vi è un consenso generale sulla necessità di abbassare la domanda di elettricità e approvare misure di emergenza per ridurre i prezzi, ma non su come farlo se tramite obiettivi di riduzione obbligatori o piuttosto volontari.

21 ottobre 2022